Il settore delle auto elettriche sta attraversando una fase di forte incertezza. Fabbriche che chiudono, case automobilistiche costrette a rivedere i loro piani e una concorrenza cinese sempre più agguerrita: questi sono solo alcuni degli elementi che stanno sconvolgendo il panorama dell’automotive. La situazione attuale è il risultato di una “tempesta perfetta”, capace di influire profondamente sulla geografia industriale del settore, persino più della crisi causata da pandemia, conflitti internazionali e carenza di semiconduttori.
Il fallimento del sogno elettrico?
Inizialmente, il passaggio all’elettrico è stato accolto con entusiasmo dalle case automobilistiche, che hanno annunciato progetti ambiziosi per soddisfare le aspettative di analisti e mercati finanziari. Tuttavia, la realtà si è rivelata molto diversa: le auto elettriche, fortemente promosse dalle normative europee, non hanno conquistato i consumatori. I dati parlano chiaro: secondo Jato Dynamics, le vendite di veicoli elettrici hanno registrato un calo a doppia cifra, con picchi superiori al 30% per alcuni modelli. La gamma di offerte, soprattutto da parte delle case tedesche, fatica a competere con Tesla, che rimane la scelta principale per chi cerca un’auto a batteria.
Le ragioni del rallentamento
Il mercato europeo, e in particolare quello italiano, non sta rispondendo come previsto. A settembre, le auto elettriche hanno rappresentato solo il 14% delle vendite in Europa e appena il 4% in Italia. Secondo Dario Duse, Responsabile EMEA di AlixPartners, le cause principali di questa situazione sono molteplici:
- Autonomia percepita insufficiente: i clienti temono di non poter percorrere lunghe distanze senza frequenti ricariche.
- Alti costi di ricarica: in Italia, il prezzo dell’energia è tra i più alti d’Europa, rendendo l’utilizzo dell’auto elettrica più costoso rispetto al carburante tradizionale.
- Infrastrutture di ricarica carenti: le stazioni di ricarica pubbliche non sono ancora sufficienti per soddisfare la domanda crescente.
- Prezzi elevati: il costo di acquisto delle auto elettriche è ancora troppo alto rispetto ai veicoli a combustione interna.
- Valori residui incerti: i consumatori temono di perdere denaro al momento della rivendita.
Il confronto con la crisi Nokia
La situazione attuale ricorda in parte la vicenda di Nokia, che non seppe rispondere alla rivoluzione degli smartphone touch. Oggi, alcuni si chiedono se grandi gruppi come Volkswagen o Stellantis rischiano un destino simile. La chiusura dello stabilimento di Bruxelles, dove veniva prodotta l’Audi Q8 e-tron, è solo uno degli esempi di questo ridimensionamento.
Le critiche alla politica e le sfide future
Le normative europee sulle emissioni di CO2 continuano a essere oggetto di critiche. Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha espresso perplessità su come siano state stabilite regole che sembrano ignorare le reali esigenze dei consumatori. Con l’entrata in vigore delle normative del 2025, che prevedono un limite di 94 grammi di CO2 per chilometro, le case automobilistiche si troveranno costrette a produrre una percentuale minima di veicoli elettrici, stimata tra il 20% e il 30%. Tuttavia, senza un aumento significativo della domanda, le auto rischiano di rimanere invendute nei piazzali. Di fronte a questa prospettiva, molte case potrebbero decidere di ridurre la produzione di veicoli a combustione interna e ibride per evitare le pesanti sanzioni economiche.
Un settore in bilico: le fabbriche a rischio
Secondo Luca de Meo, CEO di Renault e presidente di ACEA (l’associazione europea dei costruttori di automobili), la situazione è critica: le stime indicano che 2,8 milioni di veicoli non saranno prodotti, una perdita equivalente alla capacità di dieci stabilimenti europei. Questa previsione solleva preoccupazioni sulla tenuta occupazionale in un settore già fortemente sotto pressione.
L’Avanzata dei produttori cinesi
Nel frattempo, le case automobilistiche cinesi come BYD e Chery stanno guadagnando terreno. Se in patria hanno già superato colossi come Ford, in Europa stanno adottando una strategia differente, puntando su veicoli ibridi e a combustione interna con un buon rapporto qualità-prezzo. Tuttavia, i marchi europei vantano ancora una forte reputazione e, secondo gli analisti, non tutte le nuove aziende cinesi sopravviveranno nel mercato europeo. Resta comunque la possibilità di acquisizioni di marchi storici da parte dei player asiatici.
In conclusione
L’industria dell’auto sta affrontando una fase di trasformazione radicale. La transizione all’elettrico, inizialmente vista come una necessità, si è rivelata più complicata del previsto. Le sfide sono molteplici: la competizione con Tesla e le case cinesi, le normative europee sempre più stringenti, il rischio di chiusura di fabbriche e l’incertezza dei consumatori. Per evitare un nuovo “caso Nokia”, le case automobilistiche europee dovranno dimostrare flessibilità, innovazione e una maggiore attenzione alle reali esigenze del mercato. Riusciranno a farlo in tempo? La risposta si gioca nei prossimi anni, quando il settore dovrà decidere se accelerare la produzione di elettriche o ripensare radicalmente la propria strategia industriale.